Le Cinque Sette

by Angelica Gregorini

Ci volle un po’ di persuasione per convincerla che non avevamo intenzione di farle del male; d’altronde come darle torto, era stata pestata e legata fino a poco prima.

La cosa che più mi colpì fu il fatto che fui io a calmarla, forse perché ero stato l’unico a non averla mai davvero colpita.

«Stiamo fuggendo dalle Anime Erranti; negli ultimi tempi hanno ingaggiato anche membri delle altre Sette per darci la caccia. Scusaci; volevi solo aiutare», le disse mio padre cercando di mostrarsi il più remissivo possibile.

«Io sono un Cane Mannaro, è vero. Ma io e mio fratello abbiamo abbandonato quel modo di vivere e quelle persone; non posso permettere che veda quello che ho dovuto vedere io alla sua età», disse lei tutto d’un fiato.

Mio padre le prese le mani ed annuì: «Non è un mondo gentile questo.

«Non guarda in faccia nessuno», aggiunse lei in un sussurro.

1Immagino che la politica sulla diserzione sia comune a tutte le Sette…»; la ragazza annuì e mio padre trasse un profondo respiro: «Da quanto tempo siete a Karu?

«Due mesi.

«È rischioso fermarsi così a lungo nello stesso posto se sai che qualcuno ti sta cercando…»; la ragazza lo guardò con sufficienza.

«Quasi quanto affidarsi ad uno sconosciuto per far curare la propria moglie!», mio padre alzò gli occhi al cielo e lei sospirò: «L’ho fatto per Akito, è così piccolo, non è facile prendersi cura di lui e spostarsi di continuo.

«Dov’è ora tuo fratello?», le scappò una risata prima di rispondere: «Probabilmente dove l’ho lasciato.

«E credi che resterà lì ancora per molto?

«Finché non sarò di ritorno, non dà mai retta a quello che gli dico», rispose lei con il sospetto che ritornava a fare capolino nella voce, anche mio padre lo notò e sorrise:
«Ho una proposta.

 

«Ne siete davvero sicuri? Akito non è proprio una compagnia leggera, sa essere un gran rompiscatole», ci chiese lei dubbiosa; mio padre fece una grossa risata.

«Non ci dispiacerebbe avere qualcuno che rallegri un po’ le nostre giornate. Senza considerare che anche tu ci saresti molto utile con le tue conoscenze mediche. In cambio noi potremmo darti protezione», aggiunse Akio mentre lei s’infilava di nuovo il cappotto.

«Bene allora; dovrei essere di ritorno per l’alba» disse la ragazza mentre usciva dalla tenda, poi si fermò, si voltò verso di noi e aggiunse: «Io sono Ahmya, comunque.

 

Dopo aver dato l’infuso preparato da Ahmya a mia madre ci ritrovammo tutti e tre seduti attorno al fuoco; dall’atmosfera grave che ci circondava capii che era arrivato il momento di avere qualche risposta.

Sembrò che mio padre mi avesse letto nel pensiero perché guardò me e mio fratello e disse:
«Vi starete chiedendo cosa sia questa storia delle Sette…», Gotaro non mostrò il minimo interesse a differenza mia; mi chiesi come facesse a non essere curioso.

«Nell’emisfero sud, soprattutto, ci sono cinque Sette; ogni Setta venera un demone specifico che ha dato loro un dono. Io vengo dalla Setta dell’Anima Errante, il cui dono è quello di poter espellere l’anima dal corpo ed usarla in combattimento, ed è la prima in ordine gerarchico tra le cinque. La seconda è quella dell’Avvoltoio Inquisitore, se un membro di quella setta dovesse farvi una domanda non sarete in grado di mentire.

Poi c’è la Setta del Topo Vortice, il loro è un potere tremendo ma temporaneo; possono risucchiare le anime e riutilizzarle come esercito.

La quarta è quella del Cane Mannaro, di cui facevano parte Ahmya e suo fratello; come avete potuto constatare sono dei mutaforma, possono assumere le sembianze e la forza di qualsiasi animale con cui la loro anima è affine. All’ultimo posto c’è la Setta di cui faceva parte la donna che abbiamo affrontato un anno fa, Jona», quel nome mi fece correre un brivido gelido per la schiena, mi voltai verso Gotaro, ma i suoi occhi erano fissi sul fuoco, non ero neanche sicuro che ci stesse ascoltando. «La setta della Iena Ilare, loro sono in grado di sbranare le anime di coloro che riescono a far ridere; per i più potenti anche solo un ghigno o un accenno di sorriso può innescare il loro potere.

«Significa che anche io e Gotaro possiamo far uscire l’anima dal corpo?», chiesi incuriosito mentre mio fratello continuava a fissare il fuoco crepitante.

«Forse, non tutti ne sono in grado», dall’espressione di Akio capii che non aveva intenzione di rivelare altro per quella sera; sbuffai irritato ed andai a dormire.